Un uomo è seduto su un divano. Accanto a lui una bambola a grandezza naturale. Lui è serio, mangia dell’insalata. Ne porge un po’ a lei che non mangia. La guarda in volto, è stupito, aggrotta le sopracciglia perplesso.
Il giorno dopo porta la bambola in un grande supermercato, si rivolge ad un commesso con cartellino e camice di ordinanza. Scuote la testa scontento. Anche il commesso per accondiscendere il cliente scuote la testa. Poi, all’improvviso, il cliente si ferma. Si ferma anche il commesso. “E’ la prima volta che mi accade.”
“C’è sempre una prima volta.” L’uomo guarda il commesso.
“-C’è sempre una prima volta-. E’ il vostro slogan, lo so che è il vostro slogan. Ma magari intendevate -c’è sempre una prima volta che acquistate da noi-.”
“Sì, quello è il senso.”
“Sono venti anni che sono vostro cliente.”
“E io sono vent’anni che le do i suggerimenti giusti, le consiglio la DP per lei.”
“La DP è una Donna Perfetta. Ma questa non lo è.”
“I primi due anni le ho suggerito l’atleta.”
“Sì, quella che correva come chi sapesse dove andare. Era l’ideale per quel periodo. Volevo fare sport e avere una guida. E’ stata l’ideale.”
“Poi volle la tenera.”
“-Sei meglio del mio orsacchiotto.- Mi diceva la sera quando ci addormentavamo appiccicati, -piccicati piccicati-.”
“Due anni dopo la ninfomane.”
“Beh, dopo tanta tenerezza volevo un po’ di pepe e poi il sesso in un rapporto è la glassatura sulla torta.”
“E poi…”
“No. Non me lo ricordi.”
“Effettivamente quella volta sbagliai, ma ormai aveva una certa età….”
“E lei mi propose la DP con voglia di famiglia. A me… che credo che i bambini debbano essere allevati dallo Stato. Bisognerebbe dare lo stipendio ai genitori solo per allevarli, è un lavoro, una fatica. E lei mi propose una DP con voglia di maternità.”
“E così la restituì dopo sei mesi. E’ stata la prima volta che ha restituito una DP. Poi però mi sono rifatto e ho dato il meglio di me.”
“Sì, presi la DP con quella strana cosa attorcigliata sulla testa, tutta pelata, tatuata e piercingata. L’esatto opposto della precedente. Sono stati due anni fantastici all’inizio, poi pian piano il fantastico diventava normale e il normale un incubo. Sempre alla ricerca dell’originalità, sempre. Non potevamo mangiare una pizza, guardare un po’ la televisione… niente. Sempre momenti unici dovevamo vivere. E alla fine, infatti, divenne una rottura di palle unica.”
“Poi mi chiese una DP modello -familiare senza voglia di maternità- e io le ho venduto il meglio.”
L’uomo prende la DP che tiene in un contenitore e la mette sul bancone del commesso. Poi ne indica il volto. “Infatti è stata perfetta. Per un anno e mezzo è andato tutto bene. Poi ha cominciato a perdere acqua dagli occhi. Vede?” Con un dito sfiora gli occhi e poi mostra il dito bagnato. “Perde, perde acqua.”
“Come un tubo del water?”
“Sì, come un tubo del water.”
“Me la deve lasciare. La faccio vedere in Manutenzione.” Il commesso prende la DP.
L’uomo ringrazia e saluta. La sera davanti al televisore è solo, ha lo sguardo torvo. Sul divano accanto a lui non c’è nessuno. L’uomo mette una mano sul divano dove c’è l’impronta della DP.
Qualche giorno dopo l’uomo è nuovamente al negozio, entra serio. “Allora? Cos’era quella perdita?”
“Lacrime.”
“Lacrime? E che sono?”
“Come che sono? Sono quel liquido che esce dagli occhi quando ci si commuove, si è tristi, quando….”
“Sì, lo so cosa sono le lacrime. Intendevo dire come è possibile che una DP possa piangere. Una Donna Perfetta non piange, altrimenti perché spendere 24.000 euro all’anno di affitto, no? E sono 2.000 euro al mese, non è poco.”
“E’ un modello così. Ha il senso della famiglia e quindi è normale che dopo un anno e mezzo nella stessa casa, con lei, le vostre abitudini… Che facevate la sera?”
“Beh…” L’uomo un po’ spazientito fa segno con la mano cosa facessero.
“Oltre a quello intendevo, non volevo sapere tanto.”
“Guardavamo la televisione, mi leggeva qualcosa, giocavamo a carte.”
“Sono abitudini che ti entrano dentro. E queste DP familiari sono così. Mi sono fatto spiegare le loro caratteristiche dai tecnici. Dopo un anno e mezzo diventano sempre più affezionate. E quando capiscono che i due anni stanno per terminare, iniziano a piangere. Non vogliono tornare in laboratorio e cambiare casa, sono così. Comunque gli abbiamo dato una sistematina, non dovrebbe accadere più.”
“Senta, non voglio vedere una DP piangere, non mi interessa. La voglio sempre sorridente, soddisfatta, altrimenti prenderei il modello in carne e ossa.”
“Intende una donna? Per modello in carne e ossa intende quello?”
“Sì, una donna. Vediamo con la -sistematina- che gli avete dato come va.”
“L’aspettiamo comunque tra qualche giorno per riferirci come è andata.”
L’uomo prende la DP e va a casa. La sera si siede nuovamente sul divano. E’ felice, parla con la DP che ora è serena. Gli risponde una voce meccanica che imita perfettamente quella di una donna. Lui la carezza, poi si avvicina al volto di lei per baciarla. La DP inizia nuovamente a piangere, lui la guarda commosso. Si sofferma sui suoi occhi per minuti interi.
Il giorno dopo l’uomo è nuovamente davanti al commesso. “Ha pianto. Abbiamo parlato, l’ho carezzata, stavo per baciarla quando l’ha fatto di nuovo.”
“Ha perso acqua?”
“Ha pianto.”
“E lei?“
“Lei lei o lei io?”
“Lei voi, che avete fatto?”
“L’ho guardata a lungo. Ho cercato di capirla. Mi sono immaginato me stesso al suo posto, in scadenza, senza certezze. -Sono sentimenti- mi sono detto. Le lacrime sono manifestazione di sentimenti, tutto qui. La paura che tutto finisca, di non essere scelta di nuovo, di essere lasciata e dimenticata. Questo vogliono dire quelle lacrime. Ognuno di noi ha questi timori, ognuno di noi…”
“Bene, sono contento che abbia capito. Quindi…” Il commesso fa per salutare, soddisfatto che tutto sia andato bene.
“Quindi la restituisco in anticipo. Ne voglio una che non pianga, mai.” L’uomo dal basso del bancone tira su la DP e la consegna al commesso.
FINE
P.S. La tecnologia a volte è come un viaggio: pensi di essere arrivato alla fine del Mondo e non sei arrivato neanche a Viale Libia. (2016 - Giovanni Lupi)