Ferragosto
Caracollava di cellulite,
quintali di cibi mal digeriti,
budini di carne che neanche un Bimby
avrebbe osato affrontare.
Poi la donna si fermò,
con lei la spiaggia,
e fu bersaglio
di centinaia di occhi avidi
fiaccati dalla noia
di Karaoke di estati altrui.
Tutti finirono le urgenze:
firmarono i cruciverba come un assegno,
bucarono il pallone dopo infiniti Schiacciacinque,
usarono racchettoni Kamikaze su castelli di sabbia.
Poi la donna aprì le braccia,
girò la testa a radar
e tutti accolse tra le enormi tette:
donne dalla padella alla brace
fritte di continue passioni,
uomini brizzolati dagli ormoni in eroica diaspora
verso culi ventenni,
giovani con la certa promessa
di incerta felicità.
Al culmine dell’abbraccio
le enormi chiappe
si sciolsero in acqua,
e apparve una bambina
dal costume col fiocchetto
e un ciuffo da allegria.
“Facciamo una corsa di sacchi!”
Disse senza repliche.
E tutti corsero per l’infanzia in premio,
coi naturali intralci di inutile esperienza
fino a un bagno, a una doccia, alle mamme con gli asciugamani,
alle grida di volti vocianti.
Fu un Ferragosto scoppiettante
come quando fai i pop corn senza coperchio.
Poi tutto finì
e si pianse,
perché i pop corn erano a terra morti
e in cucina c’era solo silenzio.
(Giovanni Lupi - Ferragosto 2017)