Il dolore è una corona di vetri rotti
Il dolore mi saltò cavalcioni,
dondolava sulle spalle
come fossimo compagni di giochi.
Ma il gioco era suo,
io non mi divertivo.
Se correvo facendo idiozie
stringeva le gambe
ed ero il suo trasporto.
Se stavo immobile astenendo idiozie
si riposava
e mi teneva in assedio.
Gli offrii un’esca
gli dissi che stavo bene
che non avevo bisogno di lui.
E’ un vecchio trucco
disse
e si preparò per il sonno.
Perché anche i sogni erano dolorosi
e mi svegliavo come avessi vissuto.
Guarda quello
gli dissi
ha bisogno di te.
Ma non ci cascò,
anche quello aveva
un dolore a cavalcioni
un dolore giovane
che mai l’avrebbe lasciato.
Non potendo altro, mi uccisi,
nel modo che credetti migliore,
convinto che il dolore sarebbe morto con me.
Quando caddi,
lui scese dalle mie spalle
come alla fine di un turno di lavoro
e montò su un altro,
il primo che trovò libero,
perché senza dolore non c’è vita.
(Giovanni Lupi - 23.11.21)