La morte è una gran fica
La mia vita si annodò e si snodò,
come tante.
Da bambino ero il più bravo e il più bello,
ma alla fine sputavo le pappine come tutti.
Superata l’adolescenza
come i 110 ostacoli,
pieno di ambizione e cravatte,
cominciai quello che chiamano lavoro.
Mi sposai in un matrimonio
di tale discrezione che ne seppi poco.
Con la stessa discrezione venni lasciato,
e anche di quello seppi poco.
Nel mezzo del cammin di nostra vita,
dopo anni di gerarchia e forma,
implosi e esplosi
e fui artista.
Quando capii che l’artista
è un impiegato senza cartellino
iniziai a giocare con qualche amico,
meglio amica,
e volarono anni come bolle di sapone.
Mi ritrovai vecchio
con la voglia di sragionare di un adolescente,
ma non completamente scemo
-i 110 ostacoli li superavo passando sotto-.
Al colmo di tanto divertimento
morii, come capita quasi a tutti.
A punizione di tanta gioia
aspettavo una vecchia striminzita,
invece venne una gran fica,
-non me l’aspettavo così la Morte-
pensai.
Morii nel desiderio
e lì capii
che senza desiderio
non c’è vita,
ma, soprattutto, non c’è morte.
(Giovanni Lupi, luglio 2018)