Racconto di Ferragosto (scritto col nipote) e peperonata
Come noto al folto pubblico di miei lettori, ogni anno scrivo un racconto di Ferragosto insieme al mio nipotino. I primi anni mi forniva solo degli spunti e poi io scrivevo il racconto. Mi suggerì di scrivere di un tronco che parlava con una mensola vantando antenati comuni o, essendo io vegano, di un gatto che mangia il tofu. Da ognuno di questi spunti ebbe origine un racconto di gran successo.
Negli anni successivi, insieme alla sua altezza, aumentò anche il suo contributo al racconto di Ferragosto e mi regalò spunti davvero esilaranti: “era talmente salutista che ti si abbassava il colesterolo solo a guardarlo,” “io e mia moglie siamo stati felici per vent'anni, poi ci siamo conosciuti.” Anche in questi casi il successo dei racconti aumentò quanto la sua altezza.
La nostra collaborazione artistico-editoriale era davvero vibrante e ogni anno ci complimentavamo con un “ma come stiamo facendo bene.”
Tutto questo accadde per venti anni fino al metro e novanta, il suo, io mi stavo rattrappendo intorno al mio metro e settanta abbondante. Poi, quest’anno mentre guardandomi allo specchio non potei evitare un “Dio mio, i capelli bianchi, sto diventando bianco, grasso, sfatto” lui mi disse che, a Ferragosto non sarebbe stato ad Anzio perché avrebbe dovuto andare al mare con la fidanzata, sì, l’ex frugoletto aveva la fidanzata.
Così, mentre la mattina di Ferragosto ero sulla spiaggia, sole caldo sulla pelle, luce chiara negli occhi, rassegnato alla mancanza del racconto di Ferragosto col nipote, “ma quest’anno non pubblichi niente?” mi scrisse un mio fan. Era uno di quelli sempre attenti, che ti monitora su fb quotidianamente, “scusa, non so come dirtelo, ma hai la bacheca aperta” mi disse una volta.
Mentre stavo per rispondergli che nulla sarebbe stato scritto quel giorno, sentii un biiip sul cellulare, un messaggio whatsup, era Alessandro, mio nipote.
“Ma il racconto di Ferragosto?” Scrisse, dando inizio a uno scambio di wa dalla velocità adolescenziale.
“Quest’anno niente, sei lontano. Ma ti stai divertendo?”
“Sì, ma il racconto di Ferragosto è importante.”
“Dai Ale, ci sono cose più importanti.”
“No, nulla è più importante.”
“Concentrati sulla fidanzata e sul pranzo; cosa c’è per pranzo?”
“Peperonata.”
“Dai, Ale divertiti. Ci sentiamo domani.”
Dopo averlo salutato ripresi le mie due principali attività da spiaggia, farmi gli affari di tutti per trarre qualche idea per i miei racconti e vedere i culi delle donne in passeggiata, con nonchalance, come un vero signore usa fare.
Ma un secondo bip interruppe le mie nobili attività.
“Zio, non ce la faccio, sento che devo tornare e scrivere con te il racconto.”
Dovetti spiegargli che la fidanzata ci sarebbe rimasta davvero male, che a cucinare una peperonata, facendo sbollentare i peperoni per togliergli la pelle, ci vuole davvero molto tempo e cura. Parlai a lungo, illustrandogli tutti i motivi per cui avrebbe dovuto rimanere lì, e alla fine lo convinsi. E’ davvero difficile convincere qualcuno a fare qualcosa che va contro le tue stesse volontà, ma così dovetti fare.
Mi distrassi con le vicende di tre vicine di ombrellone di mezza età che raccontavano di un loro viaggio a Ponza e delle loro conquiste mentre mangiavano degli enormi panini con la mortadella che misero a dura prova la mia scelta vegana. Mi distrassi da peperonata e mortadella guardando un po' di culi.
Quando ormai la serenità e la rassegnazione mi parevano raggiunte, spesso le due condizioni si raggiungono insieme, arrivò un terzo –biip-.
“Zio, sto venendo, sono sul pulmann. Mi sono reso conto quanto siano importanti per me i racconti di Ferragosto che scrivevamo insieme.”
“Ma Aleee. La peperonata?”
“Ci vediamo tra due ore…”
Feci un lungo sospiro di sollievo e scrissi un messaggio al mio fan su fb –anche quest’anno pubblicherò il racconto di Ferragosto con mio nipote!-
16.8.24 Giovanni Lupi e Alessandro Mazza