Mi strinse al collo
Era stupendo il paesaggio della mia vita,
irradiato di sole che mi bagnava a sazietà,
il sorgere e il tramontare erano fonte di gioia.
Poi mi prese al collo
i denti mi strinsero in morsa
-una cravatta!- urlai
peggio era,
era un ricordo, poi altri a seguire
come una tombola, come una bambola.
Quel ricordo mi strinse forte,
perché mi guardi mamma?
Non mi guardavi così una volta,
voglio un dolce di quelli del forno
che ha chiuso trent’anni fa,
voglio scendere viale Somalia
con la maglietta gialla da calcio
comprata da Foffo Sport
e incontrarti perché non eri venuta
avevamo litigato
come si può litigare con un adulto
quando sei piccolo
e a malapena puoi uscire da solo.
E ci incontrammo
e ridesti
e ti abbracciai
con la mia maglietta gialla
non mi dicesti se la trovavi bella
non ti interessava
volevi il mio sorriso
ero stato bravo a comprare la maglietta da solo
come premio ebbi un dolce
di quello del forno che chiuse
trent’anni fa
e un ricordo
che ora mi prende al collo,
peggio di una cravatta
di un completo grigio
troppo scomodo per giocare
a pallone nel campetto di Via Makallè.
Era stupendo il passaggio della mia vita
poi un ricordo mi prese al collo
e dovetti liberarmene
lasciarlo cadere a terra
solo uno sguardo mi concessi
lo seppellii con dignità
poi me ne andai incredulo
come chi è fuggito da un pericolo
dal quale a malapena si è usciti vivi.
(Giovanni Lupi – novembre 2017)