Poesia di dolore (o d'amore)
Per inspiegabili motivi
mi trovai a soffrire.
Uno degli accidenti della vita,
colpe e peccati,
carte e soldi,
errori e rimpianti.
Sapevo che nulla era il mio soffrire
nell’eterno incedere delle generazioni scomparse
nel continuo mutamento di Natura e Tempo.
Sapevo che era ridicolo il mio sconforto
nel dolore e la fame dei Paesi Rifugiati,
nel rumore di ferraglie di esplosioni e urla.
Ma non potevo farne a meno
una partita di biliardo
si giocava nella mia testa,
le palline di felicità
finivano in buca
per scomparire
in un dolore
che non riuscivo a sopportare.
Il dolore è la vasellina
di ulteriori sofferenze,
finché si è disposti a tutto,
anche a rubare la felicità altrui.
Inesperto
venni colto in flagrante
denunciato
offeso
condannato,
altra sofferenza
la pena.
Imparai così
che non si ruba alla luce del sole
ma con lo schermo
dell’amore.
Al riparo di segni e simboli
a tutti noti
mi arrampicai sulla sua vita
le presi la felicità
la misi in una busta
poi sulla mia testa
e, finalmente, di nuovo,
respirai.
(Giovanni Lupi – luglio 2017)